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domenica 25 settembre 2016

Simonetta Agnello Hornby: l'amore è la cosa più bella che ci sia

La scrittrice ospite a Gela per il suo ultimo romanzo "Caffè amaro"

Ci sono voluti più di cinque anni di studi e ricerche per costruire l'architettura di "Caffè amaro", l'ultimo romanzo di Simonetta Agnello Hornby, che ripercorre ottant'anni di storia tra Fasci, fascismo, prima e seconda guerra mondiale e leggi razziali. L'opera, originariamente era nata come dedica alla nonna materna, Maria, mai conosciuta se non attraverso le parole della madre della scrittrice. "Maria era una donna perfetta, brava cuoca, brava a cucire, brava con i figli, così chiesi a mia madre se potevo romanzare la sua vita, e lei mi diede il permesso. Maria in questa storia doveva avere un amante e preferire questi al marito", ha spiegato Agnello Hornby in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo alla scuola Enrico Mattei di Gela, lo scorso mercoledì 21 settembre. Ultimo appuntamento dopo quelli di Taormina, Noto, Siracusa e Augusta. Io ho avuto la fortuna di
esserci e rivolgere qualche domanda alla scrittrice, che ammiro molto e di cui ho letto quasi tutti i libri. Naturalmente, con la goffaggine che mi contraddistingue, perchè ero così emozionata, che all'inizio le ho dato la mano (congelata) e l'ho guardata in adorazione come se fossi "ntamata", detto in palermitano per indicare una persona "poco sveglia". 

         Io e Simonetta Agnello Hornby

La storia originaria del testo, primo romanzo storico della scrittrice, sarebbe dovuta terminare nel 1926, ma dopo una visita a al mikveh sotterraneo del chiostro della Casa Professa dei Gesuiti - all'interno di quello che in passato era il quartiere ebraico della città di Palermo - la scrittrice ha deciso che Maria, la protagonista, doveva immergersi in quelle acque purificatrici, per cui la storia sarebbe dovuta continuare fino alla seconda guerra mondiale. "Ho quindi dovuto allungare la storia di 22 anni e per questo studiare e documentarmi, cosa che da avvocato, faccio sempre", ha spiegato la scrittrice giurista esperta di casi di violenza familiare.  "Questo è il romanzo più sensuale che ho scritto. Attraverso i racconti dei miei clienti so tutto del sesso, ma non lo avevo mai messo in un libro", ha raccontato ancora Agnello Hornby al pubblico, spiegando: "Quando serve si deve parlare di amore sessuale, bisogna cercare di bilanciare. Io vivo di speranze e parlo tanto di amore. Scrivo tanto di amore perchè è la cosa più bella che ci sia", ha detto ancora. "L'amore c è nel mondo animale, tra le persone, tra uomini e donne, professori e pupilli. Io stessa nutro un affetto speciale per Andrea Camilleri, che per me è un insegnante", ha spiegato la scrittrice che dal 1972 vive a Londra dopo aver sposato un cittadino inglese, e che recentemente è stata nominata Grande Ufficiale dell'Ordine della Stella d'Italia. "Secondo me è giusto dare le unioni civili, sia che si tratti di legami di affetto o affetto e sesso. Ad esempio per me due zitelle che dividono la casa, hanno diritto a stipulare un accordo di questo tipo, per prendersi cura l'una dell'altra, ma cosa c'entra il sesso?!", ha affermato la scrittrice spiegando la sua posizione sulle unioni civili. Un viaggio storico quello di "Caffè amaro" la cui Sicilia "con mio stupore non è tanto diversa da quella dei giorni nostri, ci sono ricchezza, miseria, politici corrotti, oggi come allora", ha detto ancora. L'amore come leitmotiv di tutta la storia familiare di Maria, cresciuta in una famiglia benestante con un padre socialista, il matrimonio di interesse con Pietro Sala, un uomo molto più maturo di lei, che in qualche modo peró è riuscita a voler bene; l'amore filiale e infine quello per Giosuè Sacerdoti: per Maria quasi un fratello, di cui in seguito capirà di essere perdutamente innamorata. 
Simonetta Agnello Hornby non è certo una che le manda a dire, e a chi le ha chiesto come nasce il suo linguaggio ha risposto: "Il mio non è un linguaggio, come può essere quello di Camilleri, ma una lingua nata dalla necessità di insegnare ai miei figli, inglesi di nascita, oltre all'inglese parole dell'italiano e del siciliano perchè potessero capire quello che gli si diceva quando tornavamo a Mosè (Agrigento Ndr.). Sicuramente la mia lingua ha molte più parole della vostra". 

La presentazione di "Caffè amaro" a Gela, fortemente voluta dalla
preside dell'istituto Mattei, Agata Gueli, vuole essere "uno dei tanti appuntamenti di apertura della scuola alle famiglie e agli studenti, per una scuola che sia un continuo laboratorio culturale", ha detto la dirigente scolastica che come la scrittrice è di Agrigento. Moderatore dell'incontro, il sociologo Francesco Pira, che ha conversato con l'autrice facendole svelare alcuni dettagli sulla genesi dell'opera. Dulcis in fundo musiche dal vivo e le letture di alcuni passi di "Caffè amaro", capaci di emozionare chi ha già letto il libro e di catturare chi ancora deve farlo.

Simonetta Agnello Hornby che con il figlio George, affetto da sclerosi multipla, ha percorso un viaggio dall'Inghilterra alla Sicilia mostrando le bellezze italiane e le difficoltà di muoversi in presenza di barriere architettoniche, nella fortunata serie "Io e George", prodotta da Rai Tre e Pesci combattenti, presto tornerà sul piccolo schermo con una seconda edizione del programma, un viaggio dalla Sicilia all'Inghilterra.

       George Hornby con la madre 

domenica 11 settembre 2016

La ragazza col cappello

Gli accessori, se scelti correttamente, possono dare personalità e gusto a qualsiasi mise, rendendola interessante e accattivante. Se indossare un gioiello, la scarpa giusta o il tipo di borsa adatto al proprio stile e alle proprie forme, a volte è un'impresa, ben più difficile è la scelta di un cappello. 

L'attrice Audrey Hepburn (a lei i cappelli donavano particolarmente)

Io ho una vera passione per i cappelli, ereditata dalla mia nonna materna che non usciva mai senza, e che ne aveva fatto un vero e proprio vezzo.  

 Mia nonna Lucia a una cerimonia nel '64

Anche per me fin da piccola è stato così, anche se, col tempo e con i consigli sbagliati, di amiche non proprio alla moda, ho rischiato di perderla. "Ma che ti sei messa in testa? Sembri uscita da un film, ma sei sicura di voler uscire co sto coso?" - mi dicevano, quando mettevo il mio basco francese multicolore...mi stava molto bene, ma chissà per quale ragione, ci sono persone che credono in una cosa solo se accettata da tutti, in questo caso, se tutte le ragazze della mia età avessero indossato un accessorio del genere, io non avrei destato alcuna critica, diversamente, ero fuori paria, non omologata al gregge. Insomma durante l'adolescenza, pioggia, vento e intemperie, compreso il sole cocente, ho abbandonato i cappelli. Poi un giorno li ho riprovati, e incoraggiata da mia sorella, non li ho più abbandonati. 
Qui indosso uno dei miei baschi preferiti 

Da tempo cercavo un cappello a falda larga per le vacanze al mare -poichè negli anni, i vari panama e co. si erano danneggiati in valigia - ma non trovavo nulla che facesse al caso mio. 
Questo invece è uno dei miei panama

Qui con un cappello a falda larga in raffia (scomodo da portare in viaggio)


Durante queste vacanze passeggiando per le strade di Diamante, in una piccola boutique artigianale ho avuto il mio colpo di fulmine.

Ecco il mio nuovo cappello


Si tratta di un cappello in tela di cotone a falda larga color corda, facilmente abbinabile a qualsiasi mise, sia al mare che in giro per la città, sempre che si sia in una località vacanziera, altrimenti si rischia di sbagliare completamente destinazione d'uso. La sua paricolarità, oltre alla leggerezza, è il fatto che sia completamente ripiegabile su se stesso, creando il minimo ingobro. Il cappello perfetto per me! Soprattutto da quando andare al mare vuol dire rincorrere un quasi duenne completamente allergico all'ombra.


E a voi piacciono i cappelli?

Baci
AbsolutelyFrivolous