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venerdì 18 novembre 2016

Il patto con il lettore

Ogni giorno tramite il web si consumano centinaia di migliaia di parole, pare che chiunque dietro a una tastiera abbia capacità grandissime di comunicare ed esprimere i concetti più disparati; insomma la scrittura non è più retaggio di pochi, ma una caratteristica aperta a tutti. Il problema è che io da addetta ai lavori, noto che moltissimi blog sono accozzaglie di notizie scritte un po' a caso, e che spesso, anche i blog personali, sono pieni zeppi di errori di ortografia, di grammatica, di sintassi, e mi riesce veramente difficile comprendere come si possano leggere certe cose. Eppure i numeri parlano, questi blog hanno dei target, grandi target, la maggior parte di giovani ragazze che prendono ciò che vi è scritto come oro colato, errori compresi.

Qualche settimana fa, leggendo una rivista, ho scoperto che in Italia c è una nuova categoria di mamme, ragazze adolescenti che hanno deciso più o meno consapevolmente, di avere figli prima della maturità "per trovare un proprio posto nel mondo" e che oggi, grazie a quest'esperienza abbiano acquisito una sicurezza e una maturità tali da poter intraprendere progetti sul web come Youtuber e Influencer. Il fenomeno mi era già chiaro, ma non avevo letto ancora definizioni in merito. Da qui ho iniziato a pensare che l'esempio per queste ragazze sono le altre blogger, quelle che definirei le adulte. In parole povere, se la veterana ha un blog bellissimo, con una grafica e delle foto meravigliose, avrà sicuramente molta cura nell'esprimere le sue idee, per cui se lei scrive "c'è" con apostrofo e accento e "pò" in questo modo, solo per citare alcuni degli errori più comuni, sarà sicuramente giusto. Insomma, ciò che voglio dire è che i "modelli" da seguire dovrebbero rispettare "il patto con il lettore" anche sui blog, anche sui post di Instagram e Facebook, anzi soprattutto qui.

Certo è che questo "contratto" è ben diverso da quello stipulato quando si legge un romanzo - dove questo legame è inteso come coerenza con la storia raccontata - tuttavia trovo che la definizione sia corretta, poiché se un certo pubblico mi legge, oltre a trovare i miei contenuti interessanti, approva il mio metodo di scrittura, accattivante, fluido, chiaro, insomma piacevole, e io ogni giorno ho il dovere di rispettarlo. Almeno questi per me sono i requisiti di un blog che si definisce tale. Ma a quanto pare non per tutti è così, soprattutto per le aziende che per le collaborazioni chiedono grafici, statistiche e numeri, non pensando minimamente a come i loro contenuti siano veicolati, specialmente se  la collaborazione è "retribuita" solo sotto forma di regalo del prodotto presentato: una bella foto, vale più di una descrizione corretta, coerente ed efficace.

                         Scrivanie serie


Così, mentre io e la mia capacità di discernimento, scegliamo cosa e come leggere, smettendo di seguire chi non rispetta "il patto", la stragrande maggioranza di gente non lo fa, o non riconosce questi come problemi, accontentandosi di 10500 k follower (senza S perché quando si scrive in italiano le parole inglesi non vanno al plurale), come requisito fondamentale di qualità. Tutto questo papiro per dire che non sempre ci si può improvvisare, anche se oggi sembra chiaramente così. E che per essere veramente liberi si deve studiare e documentarsi, è difficile finire gli studi se sei una madre adolescente, ma devi sforzarti di farlo per te e per tuo figlio, e devi leggere e seguire modelli positivi, pochi ma buoni, che veicolino esperienze e contenuti utili e possano accrescere le tue conoscenze. Dove c è ignoranza è facile sviluppare disinformazione.
                  

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